La Bifasicità dell’SBS

 

La prima fase: fase di Conflitto Attivo ( CA, fase simpaticotonica)

A partire dal momento della DHS il nostro organismo entra nella prima parte del programma, quello definito di Conflitto Attivo o Simpaticotonia permanente. Si tratta di una fase fredda, dove siamo in tensione, ripensiamo ossessivamente al conflitto, avremo una attivazione dell’innervazione simpatica del sistema nervoso autonomo: vasocostrizione, aumento della frequenza cardiaca, respiratoria e della pressione arteriosa, irrigidimento, sudore freddo, aumento del tasso di noradrenalina nel sangue, ecc.
I nostri vasi sanguigni sono contratti (avremo le estremità fredde), il ritmo cardiaco e respiratorio è accelerato e il nostro organismo libera noradrenalina nel sangue. In questa fase, a parte la sensazione di freddo e l’insonnia, non avvertiamo praticamente alcun sintomo.

In questa fase troveremo le cosiddette malattie fredde (astenie, anemie, consunzioni, ecc.)
I tempi della fase CA:il tempo che intercorre tra l’inizio e la fine non è dettato dalla natura ma dalla nostra capacità, possibilità o disponibilità, a non rimanere congelati nel problema e ad agire per risolvere.

In cosa consiste la Massa Conflittuale?

Quando viviamo una DHS e si attiva un programma speciale, se invece di agire per risolvere, “scappando o contrattaccando”, restiamo fermi, congelati nel problema e non ci muoviamo, continuiamo a mantenere il conflitto in attivo e facciamo quindi un accumulo di tensione. L’intensità e la durata del mio conflitto attivo crea quella che chiamiamo massa conflittuale. Questo significa che più vivo intensamente e più tempo sto in un dato conflitto, più tempo e lavoro ci vorrà poi da parte del corpo e del cervello, per riparare e riportare a normalizzazione gli organi che si sono attivati.

Ecco perché le piccole DHS quotidiane non “producono malattia”. In effetti, pur vivendo diverse DHS in una stessa giornata (si rompe un piatto, sbatte una porta etc) durando pochi istanti o minuti, il corpo non avrà avuto sufficiente tempo di conflitto attivo da richiedere poi un tempo di riparazione che diventi visibile a livello sintomatico.

Come si risolve un conflitto biologico?

Un conflitto biologico può risolversi in tanti modi: perché ho ottenuto quello che volevo; perché non ci sono più le premesse per mantenere il conflitto (come per Hamer quando è morto suo figlio); perché non mi interessa più o mi occupo di altro. Ma come è inaspettata la DHS, anche la soluzione arriverà in modo inaspettato: io posso solo creare le premesse perché il conflitto biologico arrivi a soluzione, ma non posso risolverlo con la mia volontà, solo perché l’ho deciso con la mente. Quando arriva la soluzione sento inaspettatamente qualcosa che si scioglie dentro: una profonda e intima sensazione che tutto è di nuovo a posto.

La seconda fase: fase di riparazione (Pcl fase vagotonica)

Dopo la soluzione del conflitto (Conflittolisi = CL) quando cioè il conflitto biologico è arrivato a soluzione, il programma prevede un periodo di riparazione (Postconflittolisi= Pcl) sia dei tessuti che hanno lavorato sia del focolaio cerebrale
correlato, per riportare l’organismo a normalizzazione. E’ un momento di sfinimento paragonabile a quando un animale si riposa dopo una corsa.

Si definisce fase di vagotonia permanente. E’ una fase calda, che vede la prevalenza dell’innervazione parasimpatica (o vagale) del sistema nervoso autonomo con vasodilatazione, rallento del ritmo cardiaco e respiratorio.

E’ una fase espansiva, caratterizzata da forte stanchezza, dolore, febbre e ritorno progressivo dell’appetito. E’ in questa fase di riparazione che abbiamo la maggior parte dei sintomi per cui ci sentiamo “malati”.
Nella fase di riparazione troviamo le cosiddette malattie calde (esantematiche.)

Dopo la CL (conflittolisi: soluzione del conflitto biologico) abbiamo:

La fase di riparazione (Pcl) è costituita da due momenti distinti (fase PclA e fase PclB)

La prima, la PclA è quella più impegnativa perché è in questa fase che il corpo gonfia e trattiene liquidi al fine biologico di dare più spazio e nutrimento alle cellule che stanno riparando. Questa fase perciò produce spesso i dolori e i fastidi più forti, come stanchezza, febbre, nausea, ecc. Per un conflitto lungo ed intenso, la sua durata non supera comunque le 3 settimane, a patto che non ci siano recidive.

Nella seconda fase di riparazione, la PclB, iniziamo invece a espellere i liquidi, trattenuti negli organi e negli edemi cerebrali, tramite una forte sudorazione e tanta urina (specialmente di notte). La febbre si normalizza, i dolori e i fastidi si riducono sino a scemare (a patto che non si facciano recidive nel frattempo e che non si trattengano nuovamente i liquidi, in conseguenza al “conflitto del profugo”).

Il giro di boa: la Crisi Epilettoide (C.E.)

Tra queste due fasi vagotoniche, PclA e PclB, c’è un momento particolare che Hamer ha definito “crisi epilettoide” o crisi epilettica (che è la crisi epilettoide specifica della corteccia motoria). Questo momento di contrattura costituisce il “giro di boa” del corpo per tornare a normalizzazione. La crisi epilettica o epilettoide corrisponde a livello vegetativo, alla fase simpaticotonica. Si tratta di un breve ritorno alla fase simpaticotonica, ma molto più intenso, e il tipo di manifestazione sarà diverso per ogni tessuto (es: starnuto, vomito, colica, crampo muscolare, crisi motoria tonico-clonica, coma epatico, l’infarto etc.). La sua funzione è quella di espellere i liquidi (edemi) trattenuti sia nel corpo che nel FH per portarci a normalizzazione. La maggior parte delle crisi epilettoidi passano per lo più inosservate, mentre saranno pericolose solo alcune sopratutto nel caso di conflitti molto forti e risolti bruscamente. Questo è soprattutto vero se in concomitanza abbiamo ritenzione idrica dovuta al “conflitto del profugo” attivo.

Alla fine del programma SBS torniamo come prima?

E’ assolutamente fondamentale comprendere che quando un tessuto ha lavorato, alla fine del processo, non sarà più come l’originale. Troveremo resti cicatriziali, calcificazioni, incapsulamenti, ispessimenti. Un linfonodo al termine del suo programma SBS resterà un po’ più grosso e duro. Una ghiandola mammaria che ha fatto tante recidive si presenterà alla fine come una cisti liquida. Un osso sarà un po’ più grosso e calcifico. Se non teniamo conto che possiamo vivere tranquillamente per il resto della nostra vita con queste cicatrici, rimarremo sempre con la sensazione di essere malati, non a posto.  Resteremo così costantemente a rischio di attivare nuovi programmi sia a causa di quella sensazione, sia grazie a qualche indagine “preventiva” che, non considerando il funzionamento dei tessuti, porterà a nuove supposizioni diagnostiche disastrose, per delle cicatrici magari finite da anni.

Cosa succede nel Cervello durante il programma bifasico?

La “malattia” è una risposta biologica ad un ordine sensato del cervello: ad un determinato sentito conflittuale, un’area precisa del cervello si attiva per dare una risposta sensata, attivando l’organo più adatto a fornire tale risposta. La cellula, l’organo ed il cervello sono strettamente interconnessi”, e “nulla succede all’interno di un organismo senza il coinvolgimento del proprio computer centrale: il cervello”.

E’ evidente quindi che anche nelcervello, in modo sincrono con l’andamento del programma SBS, avremo dei segnali, visibili a tac cerebrale, che saranno diversi nelle diverse fasi, ma che si presenteranno sempre in modo uguale,  indipendentemente dall’organo attivato (e quindi dalla localizzazione del FH).

Questo significa che in fase di Conflitto Attivo avremo sempre una configurazione a cerchi concentrici, nitidi, a bersaglio.

Nella prima fase di soluzione PclA, l’area si presenterà gonfia ed edemizzata perché, come l’organo, anche il cervello che sta riparando richiama liquor, e i contorni non saranno più nitidi. E’ in questa fase che troviamo per lo più i sintomi  neurologici: parestesie, paralisi motorie, assenze, flaccidità muscolare, vertigini etc.

Nel momento della CE proprio grazie a questa contrazione violenta del FH ci è permesso di espellere i liquidi trattenuti: da questo momento, eventuali problemi neurologici o motori, inizieranno a scemare riportandoci a normalizzazione.

Nella seconda fase PclB anche l’edema cerebrale, come l’organo, inizia ed espellere il liquido accumulato e quindi si farà via via più chiaro e diventeranno visibili le cellule gliali (che sono cellule di struttura) cresciute in più per fortificare la struttura cerebrale.

Quando si tornerà a normalizzazione resterà una cicatrice come segno che quella parte ha lavorato, praticamente senza comportare alcun deficit.

Diventa facile anche riconoscere recidive conflittuali (descritte più avanti nel testo) poiché a tac cerebrale sarà evidente sia una maggiore presenza di cellule gliali e contemporaneamente, l’edema interno. Questo quadro è quello che la medicina ufficiale definisce tumore cerebrale, visibile grazie alla TAC o RMI con liquido di contrasto. A questo proposito va notata un’incongruenza: tumore significa crescita, ma nel cervello non esiste una crescita cellulare (nasciamo con un certo numero di neuroni e moriamo, al limite, con un numero inferiore) se non per quanto riguarda le cellule gliali, le uniche che possono crescere e che sono delle innocue cellule di tessuto connettivo e cicatriziale!

Conseguenze di conflitti troppo estesi o di continue recidive.

Nel caso si facciano delle soluzioni troppo importanti e con un edema molto espanso (soprattutto a causa della ritenzione idrica durante il conflitto del profugo) si può morire per compressione cerebrale o anche avere dei deficit funzionali che però passano una volta che l’edema viene riassorbito.

Il pegno che paghiamo invece quando facciamo continue recidive consiste in una maggiore cicatrizzazione e rigidità dell’ara cerebrale coinvolta. Questo comporta alla fine che le connessioni neuronali non riescono più a lavorare al 100% e i deficit rimangono (vedi il quadro definito dalla medicina ufficiale come Alzheimer, che si manifesta solo dopo continue recidive, con cicatrizzazioni nella corteccia sensoriale, dovute a ripetuti conflitti di separazione).

Sempre a causa di continue recidive nella stessa area cerebrale, può succedere che alla fine il tessuto cerebrale in quella parte resti un po’ più rigido e che all’ennesima riattivazione o durante la crisi epilettoide, può lacerarsi (ictus o colpo apoplettico).

I tempi della fase Pcl: se per la fase di conflitto attivo il tempo in cui resto congelato nello stress dipende dalla mia capacità di trovare una soluzione al mio conflitto biologico, per la fase di riparazione invece non sono io a decidere, ma la durata dipenderà da quanto è stata lunga, intensa e impegnativa la fase di conflitto attivo. Il corpo ha bisogno del suo tempo per riparare e io posso solo assecondarlo contenendo i sintomi più importanti e la vagotonia eccessiva.

Se vivo un conflitto per quattro giorni pieni, allora, per riparare, avrò bisogno di 2 giorni in PclA e 2 in PclB. Invece se vivo un conflitto intenso per più di 6 settimane, allora la prima fase in PclA sarà al massimo di 3 settimane, a patto che non ci siano recidive, mentre il resto del tempo di riparazione avverrà in PclB.

La natura non ci chiede di non fare conflitti ma di risolverli in tempo utile: ci ha predisposti per vivere i conflitti biologici in modo da poterci adeguare costantemente alle nuove esigenze e cambiamenti della vita. Ci chiede però di risolverli in tempo utile, altrimenti, non essendo capaci di adattarci alla vita, dobbiamo perire… E se ho tirato troppo la corda, alla fine non sarò in grado di sopportare la fase di riparazione perché sarà troppo impegnativa e finirò col morire. Anche in questo caso, benché la cosa possa essere drammatica per l’individuo, alla base non c’è nulla di “maligno”: per la natura c’è solo ciò che è utile al mantenimento e all’evoluzione della vita e delle varie specie sulla terra.

Riassumendo: inizialmente viviamo il ritmo normale giorno/notte (normotonia). A partire dalla DHS inizia la cosiddetta “curva bifasica” di un programma SBS. Abbiamo di seguito la fase di conflitto attivo, la fase CA, che termina alla soluzione del conflitto, la conflittolisi(CL). Dopo la soluzione del conflitto inizia la prima parte della fase di riparazione con gonfiore e febbre senza sudore, la PclA,che termina con la crisi epilettoide (C.E.). Segue la seconda parte della fase di riparazione, quella dove gli edemi vengono espulsi (forte sudore e tanta urina, spesso di notte), la PclB, che termina con il ritorno alla normalità (normotonia).

 

Binari o recidive

La DHS può durare solo un istante, ma in quell’istante la sopravvivenza stessa dell’individuo è come minacciata: è un momento estremamente significativo dal punto di vista biologico. In quel momento è come se l’organismo scattasse una polaroid con tutti gli elementi presenti in quell’esperienza: oggetti, i suoni e gli odori di quell’istante, restano registrati sotto la cornice di uno stesso contenuto emotivo. Da quel momento in poi l’organismo resta sensibilizzato, “allergico”, a tutti gli elementi presenti in quella esperienza e  anche uno solo di quegli elementi sarà sufficiente per riattivare il medesimo vissuto, cioè lo stesso programma SBS. Questo quadro è quello che viene definito come Binario Conflittuale. Sotto il cappello di “binario conflittuale” si raccolgono quindi tutte le diagnosi delle “allergie”, “malattie croniche” o delle cosiddette “malattie autoimmuni”.

La Recidiva invece è quando io rivivo esattamente lo stesso tipo di conflitto (es: muore papà e poi muore mio marito). Ogni volta che ho dei sintomi, che mi sento “malato” vuol dire che ho per forza fatto due cose: che ho rivissuto o riattivato una DHS e che poi l’ho anche risolta! Questo ogni volta che si presenta un sintomo.