Qualche anno fa, noleggiai un film dal titolo “THE FINAL CUT”, che ha come protagonista il defunto attore Robin Williams.

La trama è la seguente:

In un futuro non troppo lontano è possibile, per chi possiede abbastanza denaro, far impiantare nel cervello dei propri figli un sorta di “scatola nera” che registrerà ogni istante della vita.

Alan Hakman è uno dei più richiesti montatori dei “film della vita” tratti dalle memorie digitalizzate di soggetti deceduti che hanno vissuto con questo impianto. Hakman è noto per la sua straordinaria freddezza e professionalità: taglia, sfuma, analizza, dissolve con il consenso dei familiari i momenti significativi della vita del defunto e confeziona il cosiddetto “Rememory”. Si tratta di un video-ricordo che, tra l’altro, ha il potere di cancellare per sempre tutto ciò che della vita di un uomo non è il caso di ricordare; Hakman infatti spicca tra i suoi colleghi per l’indulgenza con cui rielabora le memorie…

Hakman un giorno comincia a lavorare al rememory di Charles Bannister, esponente della ditta che ha fatto fortuna con questa invenzione. C’è, però, un largo e agguerrito fronte di oppositori all’uso di questi impianti che avrebbero inquinato i comportamenti delle persone limitandone in vari modi la libertà. Tra di essi c’è Fletcher, un ex montatore, amico di Alan, che vuole da lui l’impianto di Bannister per estrapolarne prove certe di reati che darebbero un colpo mortale all’azienda da loro osteggiata. Durante il montaggio, Hakman riconosce una persona che aveva incontrato da bambino, di cui pensava di aver causato la morte. Venuto a sapere che tale persona è deceduta solo qualche anno prima per un incidente, e cercando di ottenere il suo impianto per vedere come fossero realmente andate le cose, Alan scopre di avere egli stesso un impianto, cosa che peraltro lo rende incompatibile con il suo lavoro. La sua ragazza, intanto, scopre che lui ha lavorato al rememory del suo ex-fidanzato, e che ha quindi visto tutti i loro momenti intimi: in un impeto di rabbia, distrugge la cosiddetta “ghigliottina” di Alan, il supercomputer che elabora le immagini, e con esso l’impianto di Bannister.

Hackman decide quindi, con l’aiuto di alcuni amici, di effettuare una rischiosa lettura “da vivo” della sua stessa memoria digitale per fugare i dubbi che da sempre ha sull’episodio dell’infanzia. Dopo tanti anni di sensi di colpa, scopre infine di non avere alcuna colpa, e che il bambino di cui credeva di aver causato la morte, era ancora vivo. Alan può finalmente far visite alla lapide con il cuore sereno. Tuttavia, gli oppositori a questa tecnologia, scoperto che lui stesso ha un impianto, lo uccidono per poter accedere alle memorie di Bannister che aveva già visionato.

Siamo tutti potenziali Alan Hakman, e anche noi come Alan possediamo un supercomputer.

È inserito all’interno della nostra scatola cranica, e ci è stato fornito da Madre Natura completamente funzionante e al nostro servizio. Non sarà MAI un nostro nemico, tanto è vero che è dotato di tutta una serie di programmi (SBS) salvavita che ci tutelano sempre e da sempre.

Il nostro archivio cerebrale è arricchito dall’esperienza, sin dal primo istante della nostra vita, che ricordo non essere quello indicato dalla data di nascita “istituzionalmente” certificata sui documenti, ma da quel singolare, speciale e unico big-bang bioenergetico avvenuto all’incirca 9 mesi prima.

Ricorda Alan, sei stato dotato anche di carta e penna con i quali scrivere la sceneggiatura della tua Vita, fanne l’uso che senti, non che credi…

Federico Franco