La Diagnosi di Mieloma che ricevetti  non ti scalfì nemmeno un pò, per il semplice fatto che non ti fu mai comunicata.

Fu comunicata soltanto ai tuoi figli, ma solo io parlai con l’Oncologa che prese in carico il tuo “caso”…

 

“Suo Padre in questo momento ha una moltiplicazione cellulare di tipo ecc… ecc…”

“ok ok, mi è tutto molto chiaro, e che cosa pensa di fare?”…

“Visto le condizioni cliniche procederei con una terapia citostatica per via orale, e…”

“Perfetto, ma quello che le chiedo a nome mio e delle mie sorelle, è di non comunicare la diagnosi e nemmeno la terapia a mio Padre”…

“Certo saremo molto discreti”…

 

Scrivo questo articolo spinto da quanto ho sentito questa mattina, durante il rientro a casa dopo una serata passata in compagnia di ottimi Amici.

Complice l’arrivo dell’autunno, una certa musica di sottofondo in auto, ma soprattutto l’aver ripercorso la strada che feci il giorno della diagnosi.  Elementi scenografici di una Bolla di Memoria.

Ad un tratto la Bolla scoppia, perchè la mia attenzione è improvvisamente richiamata dalla luce rossa del semaforo. Persino il senso di angoscia svanisce a seguito del tumulto provocato dall’accelerazione  immediata dei battiti del mio Cuore.

Sono fermo, sospiro, sorrido e… Sono Vivo, ma Tu no…

e a tal proposito volevo dirti che

Non sei morto a causa del Mieloma. Pensa che a due anni di distanza dalla diagnosi, il Mieloma si era completamente ridotto, lasciando qualche residuo cicatriziale, ma non c’era più.

Come faccio a saperlo? Bè ti ricordo che il giorno della visita di controllo ero presente anch’io, e anch’io ho guardato i referti e l’immagine della TAC, e mentre la dottoressa molto amorevolmente ti diceva che avevi una schiena più sana e forte della sua, io ridevo sotto i baffi, nella speranza che le sue parole potessero offrirti la luce necessaria a vedere che c’era ancora spazio per Te.

Era il Mieloma, che nella sua fase espansiva (biologicamente sensata) ti impediva di camminare correttamente. Tutto questo perchè l’edema comprimeva i nervi motori delle tue gambe impedendo così il passaggio degli impulsi nervosi motori.

La motricità l’hai gradualmente perduta perchè sei stato tenuto allettato e ipostimolato per troppo tempo, ma non credere che la tua parte non abbia giocato un ruolo determinante in tutto questo. E sì, hai capito bene, mi riferisco alla tua rassegnazione.

Intendiamoci… non c’è giudizio in quello che ti sto dicendo, ma solo risposte.

Volevo dirti che

A proposito di risposte, il Mieloma era una di queste.

Il Mieloma ti stava comunicando che finalmente non eri più chiamato a sostenere il peso della malattia della Mamma. Che tutto quello che potevi fare l’avevi fatto, e che lo sforzo che le tue vertebre avevano affrontato durante tutti gli anni passati, doveva lasciare spazio e tempo al meritato riposo e ripristino.

Come dici? Cinismo? No, Biologia…

Volevo dirti che

ogni tanto mi capita di ripensare a quella mattina in cui mi svegliai prima di te.

Caricai la Moka, ti chiamai in cucina e ti comunicai  il trapasso della Mamma.

Ti girasti, ti versasti il caffè nella tua tazzina, e iniziasti a piangere.

Fu un pianto di dolore, ma allo stesso tempo liberatorio. Fu il detonatore che frantumò la diga che bloccava tutta la tua sofferenza inespressa.

E volevo dirti che…

quella mattina abbracciandoti timidamente, ho avuto l’onore di sostenere un Padre e un Uomo che farà sempre parte di me.

 

Tuo Figlio